Proiezioni “virali” al tempo della pandemia - Prima serata del Ciclo 'Genitori si nasce o si diventa?'
Mercoledi 30 settembre è iniziato il ciclo di seminari online “Genitori si nasce o si diventa?”
Il periodo che stiamo vivendo ormai da lunghi mesi è molto particolare e ha richiesto e sta chiedendo a tutti noi forze, pensieri, risorse particolari. I relatori di questa sera ci porteranno alcune loro riflessioni e chiunque vorrà intervenire potrà aggiungere le sue.
Diverse persone, famiglie sono entrate in crisi, altre hanno resistito o addirittura si sono scoperte più forti e creative. Ai genitori soprattutto è stato chiesto di svolgere un compito più complesso del solito.
Ma cosa ha permesso un esito o l’altro? Si tratta di caratteristiche personali o di un sistema educativo nel senso più ampio del termine che fa crescere in modo diverso? Come dice il titolo del ciclo appunto “Genitori si nasce o si diventa?”
Ci è sembrato importante quindi provare a proporre queste riflessioni su un compito così speciale come quello di essere genitori e su cosa significhi esserlo in momenti particolari come questo o nelle diverse età della vita.
Le relazioni della prima serata hanno concentrato l’attenzione sul primo punto, mentre il 4 novembre l’attenzione sarà rivolta al compito che attende i genitori di bambini piccolissimi e piccoli, infine l’ultimo incontro affronterà il tema spinoso dell’essere genitori di adolescenti, ma inizierà anche a porre lo sguardo su un argomento particolare e poco considerato: cosa significa e cosa comporta diventare genitori quando si sta ancora svolgendo la propria strada di crescita; quindi quando da adolescenti ci si ritrova a dover far fronte prematuramente a questo compito.
Tutti sicuramente concordano nel dire che compito dei genitori è quello di educare i figli; ma mi sembra opportuno chiarire il significato del termine educazione che ha una accezione molto ampia.
L’Enciclopedia Treccani definisce come educazione “Il processo attraverso il quale vengono trasmessi ai bambini, o comunque a persone in via di crescita o suscettibili di modifiche nei comportamenti intellettuali e pratici, gli abiti culturali di un gruppo più o meno ampio della società.”.
Comportamenti, abiti culturali, tutti aspetti esterni dunque, ma sappiamo, che in una famiglia si trasmette molto di più di questo anche se non sempre consapevolmente. Vorrei ricordare quello che Meltzer intende per educazione “…non già un imprimere, in cui l’educatore è il principale attore, bensì un apprendere in cui il soggetto si costruisce” all’interno di una famiglia.
La famiglia a cui lui fa riferimento però è innanzitutto <la famiglia interna>che ogni individuo si porta dentro di sé, non semplice eredità sociale ma indispensabile struttura del proprio Sé costruita in parte sulle esperienze reali e in parte sui vissuti e le fantasie nate durante quelle esperienze.
Queste parole ci portano subito invece all’interno, a qualcosa che si costruisce dentro ognuno di noi durante la crescita nel rapporto con chi “educa” o, diremmo più semplicemente, attraverso una relazione.
L’immagine che ci viene spontanea è quella di una mamma sorridente con in braccio il suo bambino. Ma sappiamo, anche se spesso non vorremmo vederlo, che la crescita, la costruzione di noi stessi comporta e avviene solo o almeno molto attraverso una <sofferenza psichica>.
Citando ancora Meltzer, con questa espressione non si intende certo il soffrire sintomatico di un paziente, né tantomeno il suo dichiarato soffrire, ma “la pena interiore, inconscia, che accompagna la nascita del pensiero, nel suo generarsi continuato o nel suo altrettanto continuato morire, nel <mondo interno> di ogni individuo. Tale sofferenza caratterizza la vita mentale specifica dell’essere umano e delle sue creature. Un concetto complesso in quanto su questo dolore si incentrano tutti i processi psichici.”
E’ incontestabile il fatto che la famiglia, in particolare i genitori hanno verso i figli un ruolo educativo. Altrettanto incontestabile, dicono sempre Marta Harris e Donald Meltzer, che “non tutto ciò che si apprende ha uguale valore”.
La famiglia ha una influenza molto importante, praticamente insostituibile e la ragione di questo è legata al fatto che le principali modalità di apprendimento del bambino vengono sempre definite all’interno del gruppo familiare; in alcuni casi si avrà un apprendimento “attraverso l’esperienza”, ma vi sono altri casi in cui vi sono altre modalità di apprendimento più primitive tali da distruggere, a volte, la stessa capacità di pensare.
Quelli che spesso ai genitori, agli adulti sembrano “capricci”, comportamenti strani, bugie, possono essere il segno di questa sofferenza difficile da esprimere e quindi altrettanto difficile da capire.
Dentro ai genitori senza che essi ne siano consapevoli, in base alle esperienze fatte da loro stessi durante la loro crescita, possono restare dei “fantasmi”, come li definisce Selma Fraiberg che precisa “ i visitatori del passato non ricordato dei genitori. Nelle migliori situazioni questi visitatori, ostili… vengono cacciati… e…i legami d’amore proteggono il bambino e i suoi genitori.”. Ma purtroppo in altre situazioni il genitore sembra dover ricreare con il proprio bambino “la sofferenza psichica” della propria infanzia che non ha potuto essere superata e riparata.
Certamente con i nostri tre incontri non pensiamo di poter dissolvere tutte le ombre o i problemi di situazioni così complesse e sempre diverse ma ci interessa porre l’attenzione su come quella di genitore se da un lato è una importante e unica esperienza dall’altro richiede grande attenzione e umiltà per mettersi al fianco dei propri figli e crescere insieme a loro pur offrendo una accoglienza e un solido contenitore alle loro difficoltà e alla loro “sofferenza psichica”.
Mercoledì 30 settembre dalle 21 alle 23 si è svolto il primo seminario dal titolo 'Proiezioni “virali” al tempo della pandemia'.
I partecipanti sono stati numerosi nonostante l’ora serale sicuramente faticosa dopo una intera giornata di lavoro ma le relazioni, particolarmente interessanti, hanno catturato l’attenzione di tutti i cinquanta partecipanti fino alla fine.
Nella prima relazione Maria Paola Ferrigno ha tracciato un quadro profondo e molto dettagliato di quanto abbiamo vissuto nel lungo periodo dell’isolamento dei mesi scorsi e pur non nascondendo i problemi e le difficoltà che ci si è trovati ad affrontare ha aperto alla speranza di un futuro che permetta di superare il trauma.
Le due relazioni successive di Maria Adele Santarone e Elena Capperucci, ci hanno resi partecipi di uno dei loro interventi a sostegno di genitori in difficoltà in seguito alla situazione del Covid.
Il primo ha aiutato i partecipanti a comprendere come, nella mente di un bambino piuttosto piccolo (quattro anni), possono essere vissute situazioni reali esprimendosi attraverso comportamenti non immediatamente comprensibili razionalmente.
Il secondo ha illustrato l’esperienza fatta con un piccolo gruppo di genitori i cui figli in modo diverso mostravano segni di angoscia legati alla situazione.
In entrambi i casi le relazioni ci hanno mostrato come un appoggio esterno, anche di breve durata ma capace di accogliere le angosce e il dolore, di tollerarlo e di entrare in risonanza emotiva con le persone in difficoltà spesso sia sufficiente a rimettere in moto la vitalità e il pensiero.
Donatella Fiocchi
Segretario Scientifico AIPPI Milano
04/10/2020